I numeri emergono da un raffronto realizzato dalla Sip (Società italiana pediatria) tra dati Istat e altri recenti studi, e sui quali i pediatri italiani riflettono agli Stati generali della pediatria che si celebrano in concomitanza con la Giornata mondiale del bambino e dell'adolescente. Per partire dalla buona notizia, i più piccoli hanno guadagnato il primato dei più sportivi del Belpaese. Quasi 6 su 10 (57%) praticano uno sport in maniera continuativa, in testa nuoto e danza, percentuali che non si registrano in nessun'altra età della vita. Segno che le campagne anti-obesità volte a favorire stili di vita corretti, portate avanti da istituzioni, pediatri, scuola, con il coinvolgimento dei genitori, stanno dando i loro frutti. Ma già dopo la scuola primaria i ragazzi italiani cominciano ad allontanarsi dalla pratica sportiva continuativa e a ingrossare le fila dei sedentari. E se finora l'età spartiacque era quella tra i 14 e i 15 anni, nell'ultimo anno si è osservato che il trend negativo comincia già a 11 anni. Infatti tra il 2011 e il 2012 la quota di praticanti continuativi è diminuita persino nella fascia d'età 11-14 anni, passando dal 56% al 53,4%. Percentuale che tra i 15 e i 17 anni diventa del 48,5% e si assesta 14 punti percentuali sotto, al 34,7%, tra i 18 e i 19 anni. Una parabola discendente al crescere dell'età. A preoccupare i pediatri della Sip non è solo l'abbandono della pratica sportiva in età preadolescenziale e adolescenziale, ma l'elevato numero di sedentari assoluti, di coloro cioè che non praticano nè sport (in maniera continuativo o saltuaria che sia) nè alcuna attività fisica. Il fenomeno riguarda soprattutto le ragazze, in una percentuale che va dal 24% (tra i 15 e 17 anni) al 30% (tra i 18 e i 19 anni). "Così non va - afferma il presidente della Sip Giovanni Corsello - Una regolare attività fisica e motoria in età evolutiva, insieme alle corrette abitudini alimentari, sono uno strumento decisivo di prevenzione della salute per le future generazioni".